Alla scoperta dei Cenote

L’isola di Mafia, a ridosso del Madagascar, è la più importante di un piccolo arcipelago di meraviglie naturali che anno dopo anno attira sempre più gli amanti del mare desiderosi di esplorare i fondali della spettacolare Riserva Marina di Rufiji.

In quella riserva ho fatto conoscenza con gli squali balena e adesso punto deciso a qualcosa di più selvaggio e ancestrale che si trova in una delle isole minori: Juani, situata sul lato sudorientale.

Juani è l’isola dei pescatori che vivono ancora come secoli fa e solcano il mare con i loro trimarani di legno di palma. L’isola è famosa per i cenote, laghi interni di acqua salmastra nei quali si aprono cavità presumibilmente comunicanti con l’oceano aperto.

“Chi popola questi cenote? È questo che voglio scoprire!”

 

Per raggiungere Juani e il più grande di questi cenote, devo avvalermi necessariamente di una guida perché siamo decisamente fuori dalle rotte turistiche.
Partiamo in barca con la bassa marea che avanza rapidamente. Qui il fenomeno delle maree è molto marcato e se non siamo rapidi ad attraversare la Baia di Chole, rischiamo che l’imbarcazione resti arenata prima di poter attraccare a Juani.
Una volta giunti a riva la guida ci fa strada fino al villaggio dei pescatori e qui vedo una realtà che non è possibile immaginare mentre sei in albergo.
Non hanno altro che capanne di legno, fango e pietra (in realtà pezzi di corallo). Non c’è un ospedale, non c’è illuminazione, non ci sono strade ma sentieri in terra battuta e fango, non ci sono infrastrutture. Loro sono i soli esseri umani dell’isola e stare qui con loro trascende il tempo. Mi dimentico per un attimo della vita frenetica della mia città e della mia realtà di “uomo moderno”.

Ricambio i sorrisi e gli sguardi pieni di curiosità.

La guida ci presenta al “sindaco” del villaggio, per così dire, che mi invita nella sede comunale (in realtà una capanna) a firmare un registro visitatori, scritto nella loro lingua e che ovviamente firmo per cortesia “alla cieca”. Il tutto mi affascina e mi distrae dal vero motivo della mia visita. Sono conquistato dalla loro ospitalità e dalla cordialità. Le donne però fanno eccezione: se ne stanno defilate e quasi scompaiono mentre passeggiamo per il villaggio.

Adempiuti gli obblighi di rito, la mia guida ed un altro pescatore del villaggio, mi conducono verso il cenote, per un sentiero che dal villaggio si inoltra nella foresta. Durante il cammino mi faccio tradurre dalla guida le domande che inevitabilmente la mia curiosità fa venir fuori. La prima è proprio sulla salute ed il pescatore mi risponde che è il problema più grande perché anche per un mal di denti si deve andare a Kilindoni, la capitale, dove ci sono dottori e l’ospedale o c’è il serio rischio di morire.

La nostra passeggiata dura una ventina di minuti di sentiero sassoso, alberi, cespugli, baobab e il caldo! La temperatura è alta e l’aria secca. La foresta mi protegge dal sole ma il mio unico desiderio è quello di arrivare al cenote per buttarmi in acqua.
Incontriamo i primi due cenote e io vorrei iniziare la mia esplorazione: sono impaziente, ma loro mi vogliono portare al più grande, il più profondo.

Beh, la voglia di scoprire com’è questo fondale e chi ci vive dentro è più forte di qualunque timore e scomodità. Ma l’attesa è finita.


L’esplorazione comincia. Immergersi in acqua salata nel mezzo della foresta è una sensazione strana. Metto subito il viso dentro per vedere cosa c’è sotto. La curiosità è troppa.

trip to Mafia Island

I primi abitanti che vedo sono vegetali e spugne, cose mai viste prima, neanche nello stesso oceano appena a qualche centinaio di metri da qui. L’habitat qui deve essere “indipendente” dal mare anche se l’acqua salmastra mi lascia pensare che ci sia una comunicazione con l’oceano, tesi avvalorata dal fatto che il cenote è sottoposto a regime di marea.

Attraverso il lago e trovo una prima cavità di cui non si scorge il fondo neanche con una torcia; al suo ingresso incontro dei pesci di una specie mai vista e non corrispondente a nessuna di quelle osservate sul vicino reef.

trip to Mafia Island

Sono sfuggenti e appena mi avvicino questi pesci si inabissano nella cavità buia. Esplorato questo lato del lago, ritorno verso il mio punto d’ingresso, sempre cercando altri segni di vita: trovo un’altra cavità ancora più grande e profonda. Provo ad infilarmi in parte e ad illuminare, ma anche qui buio.

Altri pesci di buone dimensioni, schivi e mai visti prima. Incredibile, chissà che specie sono e se sono stati fotografati e catalogati. Mi piacerebbe avere più fiato per addentrarmi nel buio per vedere cha altro nasconde e magari scoprire il collegamento con il mare aperto. Ma saggiamente mi accontento.


Durante l’esplorazione dello specchio d’acqua, mi accorgo che la riva è abitata da piccoli uccelli gialli che nidificano in nidi di forma sferica sospesi sull’acqua: che spettacolo! Il cenote si rivela un paradiso naturalistico sia sotto che sopra l’acqua.

Ormai sono passate un paio d’ore e ho esplorato centro e bordi del cenote, quindi torno verso l’uscita, anche per non far aspettare troppo i miei accompagnatori.

Ritorniamo verso l’approdo dove abbiamo lasciato la barca, oramai la marea è al suo minimo e scopre un lungo tratto di costa di questa baia: ancora spettacolo ai miei occhi e ancora tutto il tempo del mondo per poterlo ammirare.