I relitti estremi della Sardegna: Nautilus e Monteponi

La Sardegna ed il suo mare ce li invidia tutto il Mondo. Terra vera, selvaggia, l’impronta di Dio che l’ha salvata dalle acque per la sua bellezza. Il mare la combatte frastagliando la costa in scogliere e spiagge uniche.
Qui ci sono ancora fondali mozzafiato che ripagano delle fatiche fatte per raggiungerli e del fatto che la profondità sia quasi proibitiva. A testimonianza, ancora una volta che l’Italia è un Paese meraviglioso.

Salvatore, il mio compagno in questa avventura, ed io ne abbiamo trovati diversi di questi posti: sperduti, lontani. Posti con fondali di 50 – 60 metri e anche oltre, inaccessibili a chi non li conosce.


Pesce abbondante e di mole, fondali spettacolari.


Ci concentriamo sui cosiddetti “luoghi della rinascita”, ossia i relitti. Proprio perché il mare da nuova vita a dei fantasmi della storia. Le probabilità di pesca sono altissime.
Ce ne sono due che abbiamo studiato sulla carta e sui quali abbiamo preso informazioni: il Monteponi ed il leggendario Nautilus che molte affinità ha con il sommergibile del Capitano Nemo.

Puntiamo per prima il Monteponi che ha coordinate precise.

Monteponi

Nave da carico a vapore costruita nel 1917, fu silurata mentre era in navigazione da Cagliari a Olbia, nel 1941 al largo di Posada. Il relitto, lungo circa 60mt, giace in assetto di navigazione su un fondale di sabbia e detrito, con la prua rivolta verso il mare aperto. Tutta la zona centrale è collassata su sé stessa a seguito dell’esplosione.La poppa è intatta.


La presenza di reti e vecchi filaccioni da pesca a traina abbandonati rende le discese in apnea molto pericolose.


Saggiamente decidiamo di fare prima alcuni tuffi di esplorazione. L’atmosfera giù è abbastanza tetra complice uno strato d’acqua torbida e fredda sotto i 40 metri e le condizioni disastrate del relitto.
La grande prua è ricoperta da spezzoni di reti da pesca piuttosto vecchi, oramai colonizzati da spugne, ascidie e gorgonie; tra le lamiere cadute sul fondo, e il labirinto che si è formato sulla nave, vedo aragoste, cicale, grandi cernie, musdee, e grandi saraghi fasciati: uno spettacolo unico.


Ma giù qualcosa si muove qualcosa di più grande.


L’ecoscandaglio segna alcuni passaggi di tonni veloci in cerca di prede ed infatti durante i tuffi esplorativi li vediamo: inavvicinabili. Ma c’è altro.

Il primo tuffo fatto sulla coperta di prua a -51 metri scorgiamo dei grossi dentici in caccia. Il capobranco è veramente imponente, lo stimiamo in oltre i 12 kg.
In diversi tuffi ne riusciamo a prendere uno a testa di medesima taglia intorno ai 7,5 kg.
Uno dei due lo devo recuperare sotto le lamiere del relitto incagliato a -56 metri.
Ci accontentiamo e rientriamo per oggi va bene così.

Nautilus-Languste

Salvatore nelle settimane precedenti aveva ricevuto la segnalazione di un relitto molto in profondità diverse miglia fuori Porto Rotondo.
Poggiato su un fondale di circa 82 metri risale fino a 70 metri potrebbe essere proprio il Nautilus, la nave cisterna costruita nel 1921 dagli storici cantieri Krupp a Kiel, stazza di 2.070 tonnellate e lunghezza di 88 metri.
Fu silurata e affondata il 13 ottobre del 1942 dal sottomarino britannico Utmost mentre era in navigazione, senza carico, dalla Maddalena a Civitavecchia.


Questa è la vera sfida.


Siamo in mare aperto e la possibilità di grandi catture sul fondo o a mezz’acqua è piuttosto rilevante.
Nei giorni precedenti ci siamo stati e ho potuto fare un paio di tuffi esplorativi. Il relitto è pulito nel punto dove siamo stati, poche reti e filaccioni sulla coperta.

Pieno di grandi gorgonie, uno spettacolo portentoso!

Non ho fatto caso però alla presenza di pesce, per una volta sono stato distratto da qualcos’altro.
La la voglia di tuffarmi li e accettare la sfida è troppo forte.


Sarebbe la mia cattura più profonda e probabilmente la cattura di pesca in apnea più profonda mai realizzata prima!


Decidiamo di provare l’ultimo giorno del mio stare qui in Sardegna e questo rende il tutto più elettrizzante: non avrò un secondo tentativo.

 

Arrivati sul posto il mare è calmo, corrente debole e acqua blu intenso.
Le scandagliate non mostrano gran movimento intorno al relitto, solo nuvole di mangianza che si muovono impazzite e che sono comunque sintomo della presenza di qualche predatore.
Mi tuffo fiducioso.


Circa un minuto per arrivare giù a -70 metri.


Eccolo appare tutto l’insieme delle grandi gorgonie che lo hanno colonizzato.

C’è poca luce ma guardandomi intorno scorgo la sagoma di un grosso dentice fermo in corrente sul fianco del relitto. Miro… Sparo…

Non ho mai veramente capito qual’è stato il problema: un po’ di narcosi a quella profondità, un errore di mira, un’imprecisione del fucile. Resta di fatto che il dentice è fuggito via, portandosi dietro un po’ di me.
Ora è tempo di risalire… 70 secondi per rimpiangere quell’occasione mancata, quel primato sfumato così in una frazione di secondo.
Ma non mi arrendo, tornerò qui nella prossima stagione a rilanciare una nuova sfida!

Sardinia Deep Wrecks Challenge

La pesca il apnea a grandi profondità è uno SPORT ESTREMO. I rischi legati a questa pratica possono risultare FATALI anche ad atleti di pluriennale esperienza se non si segue una FERREA DISCIPLINA: sempre in acqua con il COMPAGNO, grande PREPARAZIONE psico-fisica, dotazioni di SICUREZZA e barca d’appoggio, tempi di RECUPERO appropriati, CONOSCENZA APPROFONDITA della disciplina Apnea e dei propri LIMITI, sono elementi essenziali per la mitigazione del RISCHIO MORTE!